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Scuola online
digitale 17/05/2021

L’esperienza del Laboratorio “Prometeo”.

Testimonianza di don Luciano Manenti

Secondo il mito, Prometeo è un Titano, un gigante amico dell’umanità. Per essa sogna il “progresso” e ruba il fuoco degli Dei affinché gli uomini possano migliorare la loro condizione. Per questo Zeus lo punirà prima incatenandolo e poi sprofondandolo nel Tartaro. A grandi linee me lo ricordo così.

Chi è Prometeo oggi? Per l’umanità quale è il “sacro fuoco” che dopo la ruota, il ferro, il vapore, e l’atomo ha portato a una rivoluzione indiscutibile, a un nuovo passo in avanti del progresso?

Potremmo dire il computer o internet. Ma è interessante notare quanto queste due parole stiano piano piano scomparendo. Solo poco tempo fa si diceva vado “su” internet a vedere… Oggi siamo praticamente sempre “su” internet e quindi non lo nominiamo più. È come la storiella dei pesci e dell’acqua: alla domanda di un vecchio pesce sulla qualità dell’acqua, due giovani pesci restano senza parole e si chiedono l’un l’altro: “ma che cos’è l’acqua?”. I miei nipotini sanno cosa è internet solo quando viene a mancare.

Questo per dire che il “fuoco” che stiamo usando in questo momento non lo abbiamo nemmeno capito fino in fondo. Lo chiameremo “dimensione digitale”.

Il mondo digitale non è solo “dentro” ai computer, o fatto di “APP”. Digitale è la questione. Per esempio è il mio contapassi che indosso al polso e che mi aiuta a stare in salute. E’ qualcosa di materiale e di immateriale. Il digitale è uno strumento potente di conoscenza e governo della realtà.

Quest’anno alle medie del Collegio, insieme ad altri docenti, ho potuto proporre un laboratorio – che abbiamo non a caso chiamato “Prometeo” – fatto di esperienze che avvicinassero i ragazzi e le ragazze alle tante, tantissime implicazioni delle tecnologie digitali.

Con loro abbiamo scelto di “fare”, realizzare, “smanettare”. Nonostante siano figli della rivoluzione digitale, nonostante siano chiamati “nativi digitali”, nonostante abbiamo a disposizione strumenti potentissimi fin dalla tenera età (che a confronto i GameBoy fanno ridere) non di meno si entusiasmano ancora quando riescono ad accendere un led colorato (questo succede a tutte le età perché “Eureka, funziona!” è affascinante sempre).

Siamo partiti, allora, dall’elettronica.  L’elettronica è la base del digitale.

Come funziona un circuito elettrico (o elettronico)?

Abbiamo provato a scoprilo tramite lo strumento più usuale della vita scolastica: il foglio di carta. Sulla carta (in senso letterale) abbiamo incollato del nastro adesivo fatto di rame. E’ stato un gioco capire come fare accendere una luce, far risuonare un altoparlante, far scattare un relé. Tutti piccoli ed economici componenti elettronici che grazie alle “pile a bottone” (quelle che usiamo nei telecomandi di casa) e a un paio di graffette da ufficio, fanno accendere idee, oltre che luci. E così abbiamo fatto la conoscenza di resistori, condensatori, circuiti integrati, potenziometri, pulsanti, collegamenti in serie e parallelo, led RGB e così via.

Tutti componenti che abbiamo incollato su pezzettini di cartoncino sagomato secondo misure precise e riutilizzato in diversi esperimenti. Abbiamo scoperto che la traccia lasciata da una matita è conduttiva, che anche le nostre mani conducono corrente e accendono lampadine.

Il funzionamento della luce (ovviamente noi ci siamo occupati di elettronica, di circuiti con pochissima corrente…la sicurezza prima di tutto!) e della corrente è la base del digitale. Una lampadina accesa o spenta, un circuito aperto o chiuso sono la “cellula” del mondo digitale. Così funzionano i pc, gli smartphone, le tv e ogni altro aggeggio che riceve, rielabora e invia informazioni e dati e che eventualmente mette in azione utensili o macchine (dai monopattini elettrici al “Bimby” della cucina fino ad arrivare alle grandi catene di produzione industriali).

Una lampadina accesa o spenta può diventare un linguaggio.

C’è un linguaggio fatto di “acceso e spento” che è la base di tutto il “fuoco” digitale. Ed è codificato (cioè lo si può capire solo traducendolo con certe regole) nel “codice” binario. Ecco, lo studio del digitale è fortemente collegato a tante altre discipline: la matematica ma anche la letteratura (elektron è una parola greca…tanto per cambiare), perfino la religione e ovviamente la fisica e le scienze.

La luce che abbiamo avuto modo di conoscere come effetto dei nostri lavori è qualcosa di straordinario in sé. Quante bellissime riflessioni hanno proposto i ragazzi e le ragazze a partire dai concetti fondamentali della fisica. La fisica contemporanea è nata da un postulato (il secondo della teoria della relatività ristretta di Einstein) riguardante la velocità della luce! Le conseguenze di quella teoria sono straordinarie. Dilatazione del tempo, contrazione della lunghezza, minuti e secondi che non sono uguali per tutti (e non solo perché ci si sta annoiando in classe!). E non sono cose strane o di cui non facciamo esperienza. Lo sa, purtroppo chi ha dovuto fare una P.E.T. un esame clinico possibile grazie alla scoperta dei positroni.

Dalla luce alle stelle, dove, alzando la testa e lo sguardo è stato un attimo. E così come abbiamo potuto osservare i pianeti dalla terrazza della scuola (esiste una terrazza che abbiamo chiamato “Specola Alexandrina”) attraverso i telescopi ci siamo dedicati successivamente alle costellazioni, ai loro nomi, alle loro storie. Abbiamo fatto una distinzione chiara e netta tra la scienza (Astronomia) e la pseudoscienza (Astrologia). Con un fascio di fibre ottiche, un led e un cartoncino nero bucherellato a dovere abbiamo viaggiato nello spazio interstellare.

La didattica del mondo digitale ha a disposizione molti strumenti adatti a chi vuole divertirsi imparando. Oggi è possibile programmare dei computer così piccoli che stanno nel palmo di una mano. E si possono “istruire” a fare quello che vogliamo. Abbiamo sfruttato (è il termine esatto) una mela, una banana e un mandarino per farli diventare tasti di uno strumento musicale elettronico. Abbiamo visualizzato sullo schermo di un pc un grafico che rappresentava in tempo reale l’intensità dei segnali elettrici che viaggiano nel nostro corpo quando comandiamo a un muscolo di far fare un movimento alla mano. Abbiamo realizzato sistemi di comunicazione e di allarme con luci e suoni. Tutto questo “programmando” delle apposite schede elettroniche e “interfacciandole” con i più disparati dispositivi (dalle banane ai servomotori).

Fare “Coding” è diventato una specie di mantra. Non dimentichiamoci che si tratta di un linguaggio che ha le sue regole. Ma come dopo aver imparato la grammatica e la sintassi il bello è saper scrivere qualcosa, alla stessa maniera è inutile imparare il coding se poi non ci porta a fare niente. Per questo esistono strumenti (microcontrollori) che consentono di dare vita a progetti concreti reali. Abbiamo realizzato un misuratore di umidità che ci mandava un segnale quando era necessario dar da bere alle nostre piantine. In tutte queste esperienze tornano in campo le grandezze fondamentali: tempo, spazio, energia, materia. Combinandole tra loro e conoscendone (a grandi linee, siamo pur sempre alle medie!) le caratteristiche abbiamo fatto un percorso che a buon titolo possiamo definire “STEM”, acronimo che indica l’intreccio di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.

Con qualcun altro invece abbiamo imparato a disegnare in 3d, a progettare oggetti che poi abbiamo stampato da noi. Ci siamo creati dei bellissimi “gioielli” da portare al collo o al polso oppure oggetti di utilità quotidiana ma dal “design” unico: il nostro.

La descrizione di quanto abbiamo fatto in questo anno con i ragazzi delle medie è ingenerosa e meriterebbe di essere dettagliata meglio, ma non è questa la sede. Così come è difficile descrivere la passione dei ragazzi e ragazze e il loro entusiasmo.

Quello che abbiamo realizzato è stato un percorso che davvero a buon titolo si deve definire “di orientamento”. Approcciarsi positivamente alla tecnologia, alla scienza e alla programmazione, ma soprattutto all’attitudine a interagire con la realtà circostante permette ai ragazzi di guardare con fiducia a quel domani che, ancor più di oggi, sarà interconnesso e governato dalla dimensione digitale.

L’età delle medie è e deve essere un’età della scoperta affascinante della realtà e del modo con cui l’uomo l’ha dominata: col pensiero, con la matematica, con lo spirito, con il corpo e con la tecnica.

 

don Luciano Manenti

Rettore Scuole dell’Opera Sant’Alessandro

 

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